PAOLO POLVANI

I campanili


Qui ci compete il chiarore delle piazze.
Questa è la mia terra: l'indicativo presente
delle cattedrali, il bagliore algebrico
delle pietre. Quanti orizzonti hanno sostato
nella traccia del vento intorno ai campanili,
e anche derive di costellazioni, e teorie
degli equinozi, la progressione aritmetica dell'ombra
e variabili per noi indecifrabili nel rimbombo
degli arcobaleni. Si dipana questa terra, si spiana
secondo un criterio orizzontale, per isobare
di vigne, per fragilissime ondulazioni di uliveti
che rendono ineluttabile l'incontro. Cosa
si addice ai campanili ? gli armistizi forse delle maree,
l' azzurro che li circoscrive e assorbe le parole
forse un andirivieni di passi, una cianfrusaglia di spaghi
e aghi e chiodi e un fruscio di becchi e legni
forse le spume del mare. I campanili si cibano di pioggia, della
diuturna consistenza della luce, si cibano
della meraviglia sempre in agguato dietro gli sguardi,
della nostra sgualcita precarietà, dell'incespicare
della vita in bilico tra una solitudine e un'altra solitudine,
si cibano dell'orizzonte che si allarga fin dove le campane
spandono un equatore splendido di suoni.

7 commenti:

  1. L'intreccio fra il lessico delle scienze dell'uomo e quello delle figure
    quotidiane dona ad ogni oggetto descritto un vestito nuovo.
    Rinnova e feconda lo sguardo del lettore.

    é stata una bellissima passeggiata sotto i campanili.

    matteo

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  2. Una poesia, apparentemente difficile, parole quasi indecifrabili
    eppure "rendono ineluttabile l'incontro".

    E' l'incontro con una terra e genti nostre, "amate" uno sguardo dall'alto, colmo di tenerezza e protezione.
    Una lettura che fa bene, e tocca in profondità.
    E viene spontaneo un senso di gratitudine per chi l'ha scritta.

    valdo

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  3. grazie, grazie soprattutto a Lia, terrò nel debito conto i suoi suggerimenti, alcuni li adotto subito, i nodi di spaghi che sposa bene il suono dei chiodi successivo, per altri ci penso, l'ho scritta non molti giorni fa, e ho bisogno che si depositi l'effervescenza del primo impatto, quando subentra un certo distacco è più facile apportare modifiche

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  4. Non riesco a leggere lentamente questa poesia, è come se mi prendesse in un vortice luminoso che accelera fino all'ultimo verso, dove arrivo contento. Vi trovo un atto d'amore ricambiato e un'orgogliosa e felice dichiarazione di appartenenza. E al lettore nasce il desiderio di "cercare" all'ombra di quei campanili, non solo nei versi ma proprio fisicamente, da pellegrino.

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  5. E' stupenda, Paolo, "Forse" ci sono troppi "forse".....
    Non sono riuscita a visualizzare i suggerimenti di Lia che tu citi, ma se posso osare, mi semra che questa poesia nel suo splendore contenga troppe immagini, tanto da lasciare senza fiato.
    Certo c'è tutto il tuo cosmo personale, ma un cosmo intero è lievemente indigesto...(scherzo).
    Però è vero che non trovo in questa poesia l'ampio morbido respiro di altri tuoi scritti.
    In effetti, come dici tu, è effervescente!
    Vabbè, ti era rimasto l'affanno per aver tratto il kosmos dal kaos :-)
    ciao
    susy

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  6. E' una visione grata del proprio pezzetto di mondo.Sembra una dettagliata cartolina dell'anima,da cui giungono saluti e pace.

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  7. ..dell'incespicare della vita in bilico tra una solitudine e un'altra solitudine (...)
    paolaebasta

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