La nostra bella ignoranza
Dove ci portano le gambe?
Dove scendiamo con la resina
Nelle vene del tempo e degli abeti,
Quali segreti staremo pedinando
A bocche cucite
A piedi spenti?
Cosa sta scendendo nel fondale
Di nebbia e di giubbotti, nelle piazze,
Dove vanno, avanti e indietro
I cuori chiusi nei cappotti?
Cosa dici che facciamo
Quando cammino nella pioggia e nei tuoi occhi
E tu vuoi arrampicarti per i miei
Quando ci stiamo rincorrendo
Su e giù infinite volte
Per le labbra,
Cosa si starà vedendo
Da sopra le costellazioni?
Staremo facendo un po’ di luce
O una qualche forma di bene all’universo
A ballare insieme una canzone
A guardare il mondo
Nello stesso verso,
staremo togliendo
alle strade di ottobre un po’ di fame
e alle nostre menti un po’ di morte
mentre stiamo andando
appaiando orme per le strade
nel cuore ventoso della notte?
a una prima lettura mi ricorda molto la freschezza delle poesie di matteo, ci ritorno
RispondiElimina...non mi ero sbagliato...
RispondiEliminaNo, Paolo P., non hai sbagliato. E questa poesia è fresca come dici. in particolare mi piacciono i versi con "i cuori chiusi nei cappotti" e "Cosa dici che facciamo / Quando cammino nella pioggia e nei tuoi occhi / E tu vuoi arrampicarti per i miei".
RispondiEliminaApprofitto per fare i complimenti a Matteo, non solo per questa poesia.
!Staremo facendo un po’ di luce
RispondiEliminaO una qualche forma di bene all’universo!
la trovo teneramente intrigante.
-paolaebasta-