ROSARIA FIORE

I bambini che dormono da soli


Ho contato le gocce per una notte intera,
non pioveva, nessuno si era tagliati i polsi.
Ho trattenuto i pensieri, il suono rimaneva.

Ho calcolato il numero di gocce per minuto
aspettando qualcosa a liberarmi
un tocco, un respiro, un verbo sussurrato.

I bambini che dormono da soli
ascoltano, le tempie sul cuscino,
il sangue della notte che cammina.

6 commenti:

  1. è una poesia che produce una certa diffidenza e spande una luce di
    inquietudine, e apre a diversi interrogativi: chi sono questi bambini che
    dormono da soli ? sono forse una categoria sociale ? tutti i bambini, o quasi
    tutti, dormono da soli. mia figlia ci ha chiesto i tempi supplementari, ma non
    credo sia stata l'unica a rimandare il momento del varo per il mare aperto
    della notte in solitudine.
    inquietanti sono poi quelle gocce che non appartengono alla pioggia, né al
    taglio di vene, non si capisce se preceduto da una saggia ponderazione o
    derivato da inconsulto gesto.
    evidentemente l'autore annovera il taglio delle vene tra le possibilità del
    quotidiano, e comunque non ha preso in considerazione l'ipotesi dello
    sgocciolio di un rubinetto, ha preferito tenersi alto.
    è anche rimasto sveglio occupato in calcoli aritmetici sulla frequenza
    statistica delle gocce, e pare che gliene sia derivata angoscia, considerato
    che dice che aspettava un suono, un sospiro, che venisse a liberarlo
    dall'angoscia di contare tutte quelle gocce.
    che poi che cos'era quello sgocciolio notturno ? ma come, nessuno ci aveva
    pensato prima ? sono le gocce del sangue della notte che cammina!
    quest ultimo verso non sarebbe neanche malvagio, però rimane comunque un'ombra
    di disagio.
    secondo me la poesia si salva se la leggiamo nell'ottica di uno che ha voluto
    prenderci un pò in giro, farci stare sulle spine, comunicarci il disagio di
    quello sgocciolio da film horror, e mentre scriveva pensava: li prendo tutti
    per il culo.
    comunque la scrittura si dipana all'interno di un perimetro di sorvegliata
    sobrietà, e questo è un aspetto positivo.
    si, penso che ci sia un certo sarcasmo di fondo, una sottile ironia, che fa si
    che si stacchi da terra, per un breve volo.

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  2. A me invece sembra la poesia di qualcuno che abbia avuto molta paura, di notte, sentendo ciò che tutti sentiamo, cioè le nostre stesse pulsazioni amplificate dal silenzio.
    Magari da grande ha associato questo rumore con altri suoni terrificanti...
    La mia perplessità non è sul contenuto, che mi sembra chiaro, un trauma infantile non elaborato o elaborato tardivamente; a me lascia perlplessa il repentino cambio di soggetto, dalle due prime strofe con il soggetto in prima persona, all'ultima che pretende di spiegare il senso degli incubi precedenti in maniera generalizzata, quasi impersonale.
    Forse doveva esserci una strofa, fra la seconda e la terza, che ricollegasse i terrori descritti, collocabili in un tempo ben preciso reso evidente anche dal tempo al passato prossimo, alla solitudine infantile, descritta con il tempo presente, come qualcosa di comune a tutti.
    Nonstante questi difetti mi sembra che comunichi una grande inquietudine, e che quindi da questo punto di vista sia efficace.
    ciao
    susy

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  3. Malessere, inquietudine, paura.
    E i bambini, sono veramente bambini?
    Il gocciolare (di sangue?), le vene tagliate, la misurazione "scientifica" del "numero di gocce per minuto" non mi sembrano pensieri infantili.
    Trovo sia una poesia horror (nel senso buono del termine), come certi film che ti fanno lasciare la luce accesa per paura di incontrare l'assassino con i guanti neri nel buio del corridoio.
    Poi mi ricorda che da bambino non volevo andare a dormire per non dover fare un certo sogno che era lì ad attendermi ogni notte, ma questa è un'altra storia...

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  4. è una poesia che mi dice poco ma che risulta efficace nel trasmettere una certa inquietudine. mi lascia perplessa il verso "nessuno si era tagliati i polsi".- "nessuno" è maschile singolare e quindi il verbo va al singolare "tagliato". o no?

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  5. Questa poesia mi piace molto.

    A me pare una poesia socialmente impegnata.
    Una campagna a favore di quei bambini che hanno paura.
    E io credo che la paura sia un DIRITTO per i bambini.
    I bambini hanno diritto ad avere paura ed è ora che si faccia qualcosa
    per proteggerli dagli adulti "coraggiosi".

    I bambini NON dovrebbero dormire da soli, almeno fino a quando lo chiedono esplicitamente... fino a quando non si trovano una fidanzatina/ino,
    Ben detto.

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  6. Ragazzi, vi ringrazio dei commenti.
    Anch'io l'ho chiosata e nel farlo ho cercato di leggerla come se non fosse mia; in questo modo ne ho scoperto il difetto strutturale che ho espresso nel commento.
    L'idea è questa: che ognuno possa staccarsi mentalmente dal proprio scritto e criticarlo come se non fosse il proprio.
    E' un'esperienza interessante, aiuta a vedersi dal di fuori e a capire i propri difetti.
    Ciao e grazie a tutti
    susy

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