PAOLO POLVANI

Buongiorno


Al suo paese Aziz è un ingegnere.
Qui fa il lavavetri a un incrocio,
ai semafori di via regina Margherita.

E' abituato ai dinieghi Aziz, li scorge
oltre i parabrezza, a volte
somigliano a minacce.

Nessuno gli ha mai detto: Buongiorno ingegnere !

Del resto non è scritto
sulla bottiglia con l'acqua e con la schiuma,
sul raschiello, sulle mani e nemmeno
sul viso in bilico tra il sorriso e la disperazione.

Però nessuno gli ha neanche detto: Buongiorno Aziz !
A pensarci bene nessuno gli ha mai detto: Buongiorno.

8 commenti:

  1. Molto intelligente. Molto disincantata. Molto dura da digerire, come i nostri sensi di colpa per ogni Aziz a cui diciamo di no.
    susy

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  2. Non ho molto da aggiungere al commento di Susy, che sottoscrivo. Ammiro chi è capace di tradurre in versi l'attualità, cosa di cui io non dono capace.
    Se mi posso permettere di "criticare" direi che io, per i miei gusti, cercherei di renderla meno "narrativa", magari usando diversamente le cesure; ma si tratta puramente di gusti personali. Questa poesia mi piace, e a ben vedere l'unica vera variazione che farei riguarda il primo verso: toglierei "al suo paese"; sì, perchè Aziz E' un ingegnere.
    Una poesia che è un indice puntato contro ognuno di noi e le nostre coscienze.

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  3. Non sono d'accordo che Aziz sia comunque un ingegnere, ovunque sia.
    Purtroppo, e sottolineo purtroppo, noi siamo quello che gli altri vedono e con cui entrano in relazione; per la maggior parte delle persone Aziz è solo un "vucumprà" e gli sarà molto difficile pensare a se stesso come un ingegnere, quando tornerà a casa, la sera.
    Ce ne vuole, di forza d'animo, per ricordare chi si è davvero, DENTRO.
    Troppo spesso invece ci specchiamo in quello che gli altri vedono, ed adeguiamo la nostra autostima al modo in cui veniamo trattati.
    ciao
    susy

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  4. sicuramente una poesia da apprezzare per il contenuto, anch'io come paolo z. trovo che lo stile sia troppo narrativo e, questo, a mio avviso, la rende più una riflessione che una poesia.

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  5. non so se sia pertinente alla discussione, riportare un aneddoto relativo a j.p. sartre:
    era seduto in un caffè all'aperto, immerso nei suoi pensieri e nella stesura di certi appunti, quando fu scosso dall'arrivo del cameriere; Sono il cameriere, gli disse l'uomo. Sartre lo fissò qualche istante, Lei non E' il cameriere, lei FA il cameriere...
    così aziz forse non è un ingegnere e non è neanche un lavavetri, fa quello che la vita gli permette in quel momento

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  6. Caro Paolo, l'aneddoto che riferisci denota saggezza, da parte di JPS, ma anche scarsa conoscenza della debolezza umana.
    Certo, ognuno di noi è una persona, e dovrebbe ricordarsene sempre, UNICA e IRRIPETIBILE.
    Ma, ahimè, spesso noi viviamo per quel che rappresentiamo agli occhi dehli altri, anche se non è giusto.
    Ricordi quando all'epoca della "Rivoluzione culturale cinese" mandavano gli intellettuali a spalare (in senso letterale) il letame dai porcili, per insegnar loro l'impoortanza del lavoro manuale? Come credi che si sentissero, come delle persone uniche e irripetibili, magari partecipi del grande balzo in avanti? :
    :-)
    Quello che c erco di dirti è che ognuno di noi ha bisogno di una cosa fondamentale: il riconoscimento.
    Per questo il tuo Aziz ha ben diritto di essere frustrato, certo lui sa di valere come persona, ma il riconoscimento sociale gli viene negato.
    In questi giorni in Puglia come sai è in atto la protesta dei reclusi nei centri di prima accoglienza, e ti dico (con un po' di retorica, magari, ma con assoluta sincerità) che il mio cuore sanguina nel sentire i commenti della gente.
    Per questo poesie come la tua, anche se in tono discorsivo, fanno bene e fanno riflettere.
    Grazie
    ciao
    susy

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  7. l'aspetto drammatico della faccenda, non solo di aziz, ma di tutti quelli come lui, non è solo il riconoscimento sociale, è il riconoscimento umano, cioè il riconoscimento di aziz come essere umano che ha fame, che ha paura, che ha voglia di un futuro, che vuole amare ed essere amato, che vuole essere riconosciuto anche come ingegnere, e soprattutto che non vuole affogare in mezzo al mare perché così la lega prende i voti e bossi può chiamarli baluba senza che un cardinale o un papa qualsiasi lo redarguiscano; ma è un discorso che va al di là della poesia e non ho né soluzioni né risposte,
    la poesia può solo tirare fuori il discorso, che è già qualcosa

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  8. Aziz è lo specchio della storia che stiamo vivendo.
    Attribuirgli una competenza culturale,è come suggerire alla coscienza comune,di non togliere a nessuno,la dignità.Essere ingegnere,in questo contesto,diventa metafora di un diritto civile.
    La narrazione,come sottolinea Paolo,nel suo commento,va oltre la poesia.

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