Scorcio di secolo
Doveva essere migliore degli altri il nostro XX secolo.
Non farà più in tempo a dimostrarlo,
ha gli anni contati,
il passo malfermo,
il fiato corto.
Sono ormai successe troppe cose
che non dovevano succedere,
e quel che doveva arrivare
non è arrivato.
Ci si doveva avviare verso la primavera
e la felicità, fra l'altro.
La paura doveva abbandonare i monti e le valli,
la verità doveva raggiungere la meta
prima della menzogna.
Certe sciagure
non dovevano più accadere,
ad esempio la guerra
e la fame, e così via.
Doveva essere rispettata
l'inermità degli inermi,
la fiducia e via dicendo.
Chi voleva gioire del mondo
si trova di fronte a un compito
irrealizzabile.
La stupidità non è ridicola.
La saggezza non è allegra.
La speranza
non è più quella giovane ragazza
et caetera, purtroppo.
Dio doveva finalmente credere nell'uomo
buono e forte,
ma il buono e il forte
restano due esseri distinti.
Come vivere? - mi ha scritto qualcuno
a cui io intendevo fare la stessa domanda.
Da capo e allo stesso modo di sempre,
come si è visto sopra,
non ci sono domande più pressanti
delle domande ingenue.
un grande pregio di questa poesia è, a mio modo di vedere, il fatto di tenere dentro un ritmo piano ed uno stile quasi prosaico l'intensità del tono e la drammatica disillusione del messaggio.
RispondiEliminaIn alcuni punti si fa quasi colloquiale, per poi stupire con la definizione e la lucidità di certe considerazioni: "non ci sono domande più pressanti / delle domande ingenue".
credo sia un verso che vale, da solo, il tempo di una connessione davanti con ilnostro blog.
Ringrazio autori editori, oltre all'autore, per questo dono, e mi scuso per questi mesi di latitanza dalle nostre attività.
matteo
molto bella, semplice fin quasi a sembrare ingenua ma proprio per questo ancora più toccante e incisiva; lo stile piuttosto prosaico dona un'apparente leggerezza ai versi che risultano così, paradossalmente, ancora più amari. non mi piacciono i versi: la speranza/non è più quella giovane ragazza/et caetera, purtroppo. non capisco l'uso di questa parola latina (ma non si scrive et cetera?)che trovo, nell'insieme, stonata.
RispondiEliminaMolto bella.
RispondiEliminaMolto bella, mi unisco al coro. Di una semplicità estrema, almeno in apparenza, e altrettanto profonda.
RispondiElimina"Non ci sono domande più pressanti
delle domande ingenue".
La speranza,il desiderio di una terra promessa,la semplicità del desiderio umano d'intervento divino,tornano in questi versi,quasi con amara delusione dell'autrice.Una constatazione rassegnata ma pura,intima,che propone la delusione ma non sprofonda nel disarmo.Assiste,fa il punto della situazione,evita ogni retorica di ottimismo spicciolo. E' bella.
RispondiEliminaBella.