ELISEO DIEGO

Nominerò le cose



Nominerò le cose, i risonanti
ultimi piani che il vento corteggia,
gli ànditi profondi, i paraventi
che si chiudono all'ombra ed al silenzio.

Dirò gl'interni sacri, la penombra
che solcano gli uffizi polverosi
e il legname dell'uomo, il notturno
legname del mio corpo quando dormo.

La povertà della casa, la polvere
dove testarono le orme paterne,
luoghi di pietra limpida e sicura,
spogliati d'ogni ombra, sempre uguali.

Non dimentico la pietà del fuoco
nel rigore della casa distante
né il lieto sacramento della pioggia
nell'umile corolla del mio parco.

Né il tuo stupendo muro, mezzogiorno,
indaco, terso, interminabile.

Con l'immobile sguardo dell'estate
il mio affetto conoscerà i sentieri
per cui fuggono le avide domeniche
e tornan lunedì, a capo chino.

Nominerò le cose, così lento
che quando avrò perduto il paradiso
della mia via, che l'oblio muta in sogno,
possa chiamarle di colpo con l'alba.

7 commenti:

  1. Mi piace il meticoloso ricordo degli ambienti, che la descrizione rende silenziosamente suggestivi;"Dirò gl'interni sacri" che sembrano accogliere "il notturno legname del mio corpo quando dormo".
    Molto efficaci anche "la pietà del fuoco" e "il lieto sacramento della pioggia"
    Per me una bellissima poesia con un finale che la armonizza e ne fa tesoro.
    Luciano Tallone

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  2. Ciò che colpisce di questa poesia è il tentativo di usare il metro umano del sentire per misurare e descrivere le cose che si ergono al di là dell'uomo: il silenzio degli ambienti, il rigore del mezzogiorno, l'estraneità delle stagioni: è messo in scena un movimento di avvicinamento alla realtà che tuttavia non finisce mai con il ridurre la realtà stessa a una protesi dello sguardo. Cammino faticoso della conoscenza, del dare un nome alle cose. Molto bella.

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  3. molto bella davvero. mi piace il ritmo lento, l'austerità delle immagini: "il notturno legname del mio corpo quando dormo", per esempio, un'immagine efficace e sobria per indicare, mi sembra, l'immobilità, quasi la rigidità di un corpo materiale nel quale vive e pulsa ben altra materia.

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  4. Molto bella questa poesia. Le cose e i fenomeni sono vivi, la polvere, il mezzogiorno, il fuoco, la casa...
    Mi sembra attraversata da una profonda consapevolezza, da un'accettazione non passiva e serena.
    Stupenda.

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  5. Bella poesia, fluida, lenta, accogliente che srotola le tristezze dell'esistenza accogliendole quasi con tenerezza.
    Ci sono immagini intense, di grande spessore semantico come le domeniche che tornano al lunedì con gli occhi bassi. ( oh, Leopardi...)

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  6. Questi percorsi della memoria sono patrimonio indissolubile anche se a volte sussiste in noi il timore di poter per qualsivoglia motivo perderne la traccia, e ce li ripetiamo, lentamente, quasi a volerli trattenere, ripassare come una lezione.
    -paolaebasta-

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  7. Ma la musica dell'originale come al solito è intraducibile... Poesia meravigliosa!
    VOY A NOMBRAR LAS COSAS

    Voy a nombrar las cosas, los sonoros
    altos que ven el festejar del viento,
    los portales profundos, las mamparas
    cerradas a la sombra y al silencio.

    Y el interior sagrado, la penumbra
    que surcan los oficios polvorientos,
    la madera del hombre, la nocturna
    madera de mi cuerpo cuando duermo.

    Y la pobreza del lugar, y el polvo
    en que testaron las huellas de mi padre,
    sitios de piedra decidida y limpia,
    despojados de sombra, siempre iguales.

    Sin olvidar la compasión del fuego
    en la intemperie del solar distante
    ni el sacramento gozoso de la lluvia
    en el humilde cáliz de mi parque.

    Ni el estupendo muro, mediodía,
    terso y añil e interminable.

    Con la mirada inmóvil del verano
    mi cariño sabrá de las veredas
    por donde huyen los ávidos domingos
    y regresan, ya lunes, cabizbajos.

    Y nombraré las cosas, tan despacio
    que cuando pierda el Paraíso de mi calle
    y mis olvidos me la vuelvan sueño,
    pueda llamarla de pronto con el alba.


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